La Croce

Arriviamo in un paesino dell'entroterra ligure dove un medico messo a conoscenza di un fatto, allora mantenuto quasi vergognosamente segreto,successo durante i giorni immediatamente successivi alla data considerata come fine della Seconda Guerra Mondiale in Italia, vuole fare qualcosa in ricordo di decine e decine di militari scomparsi. Sono i circa 200 marinai del S. Marco che, condotti dai partigiani su questi monti, spariscono nel nulla o così qualcuno vuol far credere. Solo negli anni successivi si cominciano ad affiorare le tracce di alcuni di loro, sepolti alla bell'è meglio,più per nasconderli che per dare loro un luogo di eterno riposo.

Con le loro spoglie l'eccidio viene alla luce, ed il medico vuole porre una crocea loro memoria.

Era un medico, che a dorso di mulo andava a visitare i malati in cascine isolate, spesso portando con se le medicine che distribuiva a coloro, troppo distanti dalla farmacie e senza sufficienti mezzi per acquistarle,ne avevano necessità. In molti dovranno ringraziare quelle medicine per le loro guarigioni.

Nei paesi, specialmente allora, i medici erano una autorità. Venivano ascoltati e rispettatinei loro intenti anche su argomenti diversi dalle malattie, soprattutto se si trattava di fare cose buone e giuste. Chi avrebbe però messo a disposizione il terreno per erigere la croce manifestando pietà nei confronti di vittime di assassini che ancora erano sicuramente presenti  in quei luoghi? Per evitare attribuzioni ai singoli si scelse, in quella zona isolata ed abbandonata anche per quanto avvenuto, il punto dove esisteva un "terma" (in dialetto un confine tra le proprietà formato da tre pietre piatte ben conficcate nel terreno dove le due più piccole affiancate alla grossa sporgente funzionavano da limitatori)
In questo caso il terma confinava 4 proprietari diversi, che incaricarono uno di loro di dare la disponibilità al medico per il suo intento . In quel punto venne eretta la prima, semplice croce.

La memoria, seppur pietosa, come ancora oggi spesso accade non era condivisa. La croce venne distrutta. Mani ignote ITALIANE, la ricostruirono però immediatamente con tronchi d'albero recuperati sul posto stesso.

Dopo molto tempo, a guerra finita e terminata la prigionia nei campi di concentramento dei vincitori, alcuni ragazzi ormai fattisi uomini si ritrovano a Genova e fondano, quasi in segreto, una associazione che ben presto si diffonde con sezioninelle varie città da Roma a tutto il nord Italia. Sono giovani che hanno condiviso una storia spesso tragica, ma che non si danno per vinti e  si riuniscono varie volte per ricordare il passato e fare programmi per il futuro. Nasce la continuità ideale delle Fiamme Bianche.

Nel frattempo quel medico predispone una nuova grossa e più robusta croce, da rimettere al Manfrei. Interpella un giovane italiano tra quelli dell'associazione di cui ho detto, per installarla. Insieme riescono trasportare il materiale per un sentiero quasi impraticabile, faticano molto, utilizzando anche  una jeep militare americana residuato bellico per aiutarsi nel trasporto.

La croce viene nuovamente installata, ora  su un affusto in ferro, basata su un blocco di solido cemento.

Installandola decidono di assumere l'impegno di salvaguardia del Manfrei, della sua storia, dei suoi segreti ed applicano sulla croce una loro preghiera.

Una signora, italiana di fatto e di sentimento, Silvana Gaione,compartecipa a queste azioni ed acquista uno degli appezzamenti di terreno segnalati dal confine con il "tema" che è ora sotto la croce. Successivamente donerà questo terreno proprio all'associazione originata dai componenti di quel primo nucleo, ormai ingrossato nelle sue file, e divenuto una ONLUS giuridicamente riconosciuta.La ONLUS "Croce al Manfrei" è stata ideata, voluta e fondata dall'avvocato Galiberti, anch'esso Italiano dai puri sentimenti.